endri (6 post finora) | | Viene annunciato dai media serbi, sulla base di alcune informazioni giunte dall’intelligence russa, che il Ministro della Difesa della Bosnia Erzegovina ha approvato l'esportazione di armi, attrezzature militari e merci per vari usi bellici verso la Georgia, nove giorni prima dell’attacco contro l’Ossezia del Sud. Prende forma l’ennesimo scandalo di traffico di armi che dai Balcani giunge in Georgia, passando attraverso contractor e organizzazioni occidentali. In realtà, questo fenomeno, ha delle profonde radici nella storia recente della ex Jugoslavia, teatro di guerre, di contractors paramilitari e di finanziamenti illeciti ai guerriglieri ribelli.
L’operazione triangolare del traffico d’armi che si è snodata intorno alla società fantasma Edvin Ltd come primo intermediario nel traffico di armi tra Albania e Afghanistan, la società di Stato albanese MEICO e la AEY Inc. contractor del Pentagono, ha avuto i suoi capri espiatori ma non i suoi veri colpevoli. I complicati intrecci tuttavia sembrano non finire portando allo scoperto nuovi scenari, che coinvolgono la Bosnia in maniera più diretta. Viene infatti annunciato dai media serbi, sulla base di alcune informazioni giunte dall’intelligence russa, che il Ministro della Difesa della Bosnia Erzegovina ha approvato l'esportazione di armi, attrezzature militari e merci per vari usi bellici verso la Georgia, nove giorni prima dell’attacco contro l’Ossezia del Sud. Sulle pagine dei giornali giunge la copia del documento ministeriale che ha ad oggetto "Approvazione esportazione", in base al quale il Ministro della difesa bosniaco, Selmo Cikotic, autorizza il Ministero del Commercio estero ad esportare il 31 luglio 2008 circa 66.000 scatole di proiettili dal calibro di 82 mm, nei confronti del Ministero della Difesa della Georgia. Il documento, firmato dal Vice Ministro della Difesa Marina Pendes, afferma che il Ministero del Commercio Estero della BIH approva la richiesta della UNIS Promex di Sarajevo per l'esportazione provvisoria di armi ed attrezzature militari, da parte della Imex Group di Ostrava, Repubblica Ceca.
Dunque, in piena crisi nel Caucaso, prende forma l’ennesimo scandalo di traffico di armi che dai Balcani giunge in Georgia, passando attraverso contractor e organizzazioni occidentali. In realtà, questo fenomeno, ha delle profonde radici nella storia recente della ex Jugoslavia, teatro di guerre, di contractors paramilitari e di finanziamenti illeciti ai guerriglieri ribelli.
Infatti, durante l'ultima guerra nel cuore della Jugoslavia, giunge in Bosnia ogni tipo di armi, anche attraverso contingenti umanitari, ben coperti dai veicoli della croce rossa, che nessuno poteva fermare. Pian piano, le quantità di armi presenti in Bosnia sono aumentate provocando una situazione di massima pericolosità, soprattutto all’interno della Federazione della Bosnia Erzegovina, che ha ricevuto dalla SFOR un maggior numero di armi per combattere contro l’esercito serbo, nel corso delle azioni svolte dal 1998 al 2006. Le armi illegali sono state pian piano requisite dalle autorità bosniache, sulla base di programmi per la sicurezza dei cittadini, divenuti poi degli strumenti legali per raccogliere armamenti da rivendere ad altri Stati in guerra. L’analista militare Gostimir Popovic conferma che il traffico di armi tra Bosnia e Paesi esteri, tra cui la stessa Georgia si protrae dal 1994, individuando i responsabili nella classe politica della Federazione e l’Agenzia di sicurezza privata americana, Military Professional Resources Incorporated (MPRI), che in quegli anni ha portato avanti il programma "Educare e equipaggiare". "Gli americani hanno visto che all’interno della federazione della BiH vi sono tantissime armi che potevano essere commercializzate, e in quel periodo la Georgia diventa un destinatario privilegiato, verso il quale partivano contingenti con il benestare dei Governi di allora", dichiara Popovic. Conferma inoltre che quel traffico di armi non si è mai arrestato, continuando sino ai nostri giorni, a ridosso del conflitto con la Russia, sotto il coordinamento dei Governi che si sono di volta in volta succeduti. Afferma così che i primi responsabili sono proprio Haris Silajdzic e Zeljko Komsic, grazie alla benedizione dei Ministeri della Difesa e del Commercio Estero. "Come prova evidente di tali fatti, sono sufficienti le smentite che il Governo della Federazione si è impegnata a trasmettere, per negare qualsiasi coinvolgimento con il traffico di armi verso la Georgia ancor prima della pubblicazione dei documenti da parte dei media. Credo che sarà molto difficile discolparli, in quanto i servizi segreti russi hanno prove certe sulle persone che sono state coinvolte, ed è questioni di giorni che la Interpol comincerà a chiamarli", ha aggiunto Popovic.
Lo stesso Ismet Bago, responsabile della produzione di armi all’interno della Federazione, ha affermato lo scorso anno che due società bosniache, BTN di Travnik e Pretis di Sarajevo hanno ottenuto un contratto con il Governo georgiano per la produzione delle armi dal valore di 20 milioni di KM. Oggi invece Ismet Bago cambia la sua versione dei fatti e afferma: "Posso assicurare che la Bosnia non ha prodotto mai nessun tipo di arma per la Georgia sotto alla mia supervisione di direttore, ma non posso dire lo stesso per il 2006, nonché per la vendita delle stessi armi pesanti che fanno parte di vecchi contingenti". Allo stesso modo si difende Miladin Miojcic, capo del Centro dell’Esercito militare della Bosnia, affermando che non esisteva nessun tipo di vendita di armi verso la Georgia, "ma teoricamente è possibile che le armi di fabbricazione bosniaca siano poi giunte in Georgia". "E’ possibile che alcuni Paesi che hanno acquistato armi dalla Bosnia le hanno poi rivendute alla Georgia, e solo in quel modo le armi potevano arrivare in Bosnia dalla Georgia, in quanto ogni elemento viene registrato con codici precisi e nessuno può venderli senza un accordo con i nostri Ministeri", afferma Miojcic.
Effettivamente, in linea puramente teorica, sembrerebbe un ragionamento logico, se non fosse che i Ministeri sono stati coinvolti direttamente nelle transazioni, nonostante le smentite che non vi è stata alcun tipo di esportazione tra il 2007 e il 2008. Eppure, alcuni quotidiani della Republika Srpka hanno pubblicato, in maniera chiara, un documento in cui chiaramente si distinguono le firme del Ministero della Difesa e del Ministro della difesa Selmo Cikotic, nonchè della sua Vice Ministro Marina Pendes, in calce al documento che autorizza la vendita tra Unis Promex di Sarajevo e il Ministero della Difesa georgiano di 66.000 munizioni. In particolare, il documento pubblicato dai media evidenza che, nove giorni prima dell'attacco georgiano contro l'Ossezia ossia il 31 luglio, il Ministro della Difesa Selmo Cikotic autorizza l'esportazione di armi dalla Bosnia alla controparte georgiana, tramite la Scout e la Unis Promex, ricorrendo alla ceca Imex Group di Ostrava come intermediario. "Considerando che la fornitura per esportazione non è in contrasto con gli interessi della politica della Difesa della Bosnia Erzegovina e i piani della difesa dell'esercito dello Stato BiH, riteniamo che il progetto possa attuarsi in quanto la nostra controparte è lo Stato della Georgia", viene indicato all’interno del documento.
Come replica immediata, Marina Pendes ha dichiarato ieri che non vi è stata alcuna esportazione, in quanto una simile operazione deve essere rilasciata dal Ministero della Difesa. La stessa smentita, stranamente, giunge nel mese di agosto, da parte dal membro della Presidenza bosniaca Haris Silajdzic e dal Vice Ministro alla Difesa Igor Crnadak. "Prima che un’impresa firmi un contratto di vendita di armi, occorre che sia rilasciato il permesso da parte del Ministero della difesa", da dichiarato Marina Pendes. Infatti, secondo la procedura legislativa, dopo aver ottenuto l’autorizzazione del Ministero della Difesa, del Ministero degli Esteri e del Ministero della Sicurezza, occorre avere anche l’autorizzazione del Ministero del Commercio Estero e dell’Economia della BiH, che dovranno a loro volta rispettare le procedure e gli accordi stabiliti da EUFOR. Contemporaneamente, giunge dal Ministero della difesa russa che la Bosnia si trova sull'elenco dei Paesi che vendevano armi alla Georgia pochi giorni prima dell’attacco georgiano. L'ambasciatore russo in Bosnia, Aleksandar Suvalov, ha dichiarato che le armi provenienti dalla Bosnia sono state vendute alla Georgia sin dal 2007.
Secondo i dati statistici, lo scorso anno la Bosnia ha venduto a vari Paesi armi per un valore di 38.478.949 euro, ma pare che in realtà si tratta di una cifra ben superiore, considerando che solo nel 2007 sono stati rilasciati circa 180 permessi per l'esportazione in circa 41 Paesi.
Più recentemente e precisamente l’11 giugno, come rilevato dai media, il Ministero della Difesa della Bosnia Erzegovina ha concesso tre autorizzazioni per l'esportazione, verso la Turchia, la Repubblica di Macedonia e l'Ucraina, nei confronti dell'azienda Unis Promex di Sarajevo. Due di tali autorizzazioni sono state firmate dal Ministro Cikotic, con riferimento ad una partita di munizioni di calibro 14,5 mm verso l’Ucraina, e di 100 000 pezzi di munizioni di calibro 14,5 DZ114 mm per la Macedonia: nelle due transazioni interviene la stessa società con nome diverso, rispettivamente la Specijalna oprema D.O.O. e la Info Protekt D.O.O. Skopje. Cikotic ha firmato il 15 giugno, insieme con il Vice Ministro Pendes, un permesso di esportazione alla Unis Promex verso la Turchia di 66.100 pezzi di munizioni di calibro 40 mm, il cui importatore era la Mechanical & Chemical Industries Corporation General Directorate di Ankara per il Ministero della Difesa turco.
Ancora, due mesi fa Cikotic continua a trarre un vantaggio dal progetto di disarmo della BiH, e autorizza la Pretis di Sarajevo a vendere armi al Ministero della difesa Albanese, rappresentato dalla società di Stato MEICO con l’intermediazione della società A&D International Trading di Tortola, nelle Isole Vergini, e la Montenegro Defence Industry ( Jugoimport Mont ) di Podgorica. La Pretis è stata inoltre autorizzata ad esportare armi in Egitto e Malesia, per la quale la Cementerian Petrahan faceva da importatore.
Inoltre sono state individuate altre operazioni in corso coordinate dal Ministero della Difesa e la Presidenza bosniaca, ossia cinque contratti di vendita di armi da parte della croata Scout ( 4 contratti, di cui 2 con la Federazione e 2 con la RS) e la bosniaca Unis Promex da Sarajevo. Sembra che la Unis Promex abbia firmato un solo contratto che, a causa dell'embargo esistente nel 2004 per l'esportazione di armi dalla Bosnia, non ha avuto una reale attuazione. È da notare che si tratta di due società inserite nella lista di Amnesty International per essere coinvolte nel traffico d’armi con Iraq e Afghanistan. A confermare i rapporti tra le due società è lo stesso direttore della Unis Promex Jasenko Maglajlija, precisando che ogni cosa avveniva con il benestare del Ministero della Difesa. "Dove siano state inviate le armi non so dirvelo con sicurezza, può essere verosimile che siano state inviate in Iraq e Afghanistan", afferma Maglajlija. Il Colonnello austriaco Ervin K. , ex ufficiale presso le truppe EUFOR, dichiara per la BBC che lo scorso anno le truppe internazionali dislocare in Bosnia, invece di distruggere le armi che hanno raccolto nelle operazioni di disarmo, hanno organizzato un circuito di traffico di armi. Afferma che direttamente sotto il suo controllo, sono stati smerciati 290.000 fucili verso intermediari esteri. Allo stesso modo, uno degli ex ufficiali dell’Onu ha affermato che in questo tipo di operazioni, che dissimulavano lo smantellamento delle armi, sono coinvolte società svizzere, americane e inglesi, che hanno organizzato centinaia di affari tramite le ambasciate in Bosnia con i suoi contatti militari e governativi. Adrian Wilkinson, ex responsabile britannico nel monitoraggio del programma del disarmo ONU nell’ex Yugoslavia ha dichiarato: "Si usano i siti web delle aziende private, broker società fantasma per trasferire le armi. Ciò in relazione al fatto che non possiamo sapere quale sarà l’ultimo utente". La società di trasporto aereo moldava Aerorom, inserita nella lista ONU per traffico di diamanti e di armi verso la Liberia e la Sierra Leone, faceva scalo presso la base militare americana di Tuzla in Bosnia: oggi la stessa società ha cambiato il suo nome in Jet Line International. Infine, Hugh Griffiths, investigatore di Amnesty International nel 2006 ha confermato un collegamento tra l’ambasciata americana di Sarajevo e il traffico di armi, affermando che molto aziende con cui avevano dei continui rapporti erano contractor del Pentagono, come le agenzie di sicurezza private Taos e CACI, coinvolte nella controversa storia con Abu Ghraib.
Come si può notare, il traffico di armi è costituito da un’infinita costellazione di società occidentali, società fantasma ed intermediari che, dietro la sponsorizzazione di Governi ed Istituzioni, fanno delle operazioni di disarmo, un vero circuito di riciclo per nuove guerre e nuovi profitti. La storia del traffico d'armi della Bosnia Erzegovina è nota ormai dagli anni '90 e in questi anni si sono succedute missioni internazionali e governi, ma le regole sono rimaste sempre le stesse. I nomi delle piccole società e i Ministeri dei Paesi più deboli servono, alla fine, solo per coprire i veri colpevoli che reggono i fili delle vite di interi popoli. Tuttavia, uno ad uno cominciano a venire alla luce i primi scandali dopo anni di saccheggi e di crimini, lasciando ancora una volta che siano i media a provocare altre guerre, in pieno stile dell'era della nuova guerra fredda.
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